– Lonato del Garda
Sito archeologico “Lavagnone”
Scavi condotti nel 1873 in località Polada,
al confine con Lonato, restituirono una stazione palafitticola dell’Età del Bronzo, da cui ebbe origine il nome di Cultura di Polada. Un insediamento coevo scoperto in località Lavagnone è entrato a far parte dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
I resti della villa romana emersi presso Borgo Regio, lungo l’antica via Gallica, sono databili tra il II e il III secolo: nelle parti di pavimento meglio conservate, le raffigurazioni consistono in scene di caccia, scene di vendemmia e raccolta frutti, e infine croci che raffigurano rami fioriti partenti da crateri.
Il bacino del Lavagnone, che si estende tra i comuni di Desenzano e Lonato, è una delle tante piccole conche lacustri che caratterizzano il paesaggio dell’anfiteatro morenico del Garda.
Oggi dell’antico lago è sopravvissuta una piccola zona paludosa che ancora occupa la parte centrale della conca, mentre dopo la bonifica (realizzata agli inizi del ‘900) l’alveo lacustre è stato trasformato in campi coltivati.
Le prime raccolte di materiali archeologici nel sito risalgono agli inizi del XX secolo ma bisognerà attendere gli anni 1958-61 per delle indagini scientifiche nell’area. Dal 1989 l’Università degli Studi di Milano conduce annuali campagne di scavo.
Il Lavagnone è uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia settentrionale. Le sponde di questo lago furono frequentate a partire dal 6500 a.C. da gruppi mesolitici Castelnoviani e successivamente durante il Neolitico; le fasi cronologiche meglio documentate, però, sono quelle dell’Età del Bronzo, quando il bacino fu abitato senza interruzione dalle fasi iniziali del Bronzo Antico (fine del III millennio) al Bronzo Recente (XIII sec. circa a. C).
La palafitta del Lavagnone è uno dei 111 insediamenti palafitticoli facenti parte del sito transnazionale “Siti Palafitticoli preistorici dell’arco alpino” dichiarato nel 2011 dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Nel 1978 in uno strato torboso, incastrato tra i pali dell’insediamento palafitticolo risalente ad una fase iniziale della cultura di Polada (circa 2000 a.C.) fu scoperto un aratro. Si tratta del più antico aratro giunto sino a noi, realizzato interamente in legno di quercia (il giogo è invece in faggio). Si è conservato in ottime condizioni grazie alle caratteristiche del deposito archeologico: la torba infatti è anaeorobica e non permette pertanto che il legno si decomponga. Al Museo Archeologico di Desenzano del Garda sono esposti numerosi altri manufatti in legno provenienti dal Lavagnone.