– Solferino
La Battaglia di Solferino e San Martino
La Battaglia di Solferino passa alla storia per essere l’ultima in cui si ritrovano direttamente impegnati sul campo di battaglia, a poca distanza l’uno dall’altro e a cavallo tre sovrani, personaggi chiave fra l’altro della storia europea dell’Ottocento: Francesco Giuseppe, Napoleone III e Vittorio Emanuele II. Tutto ha inizio nel 1858, quando nella tranquilla stazione termale di Plombières-les-Bains, nella Francia Orientale, proprio nell’imminenza della guerra con l’Austria, l’imperatore francese Napoleone III e Cavour siglano gli accordi di alleanza franco-piemontese. Il trattato prevede, tra le altre cose, che le truppe francesi avrebbero aiutato quelle del Regno di Sardegna, in caso di invasione da parte dell’Austria. Quest’ultima arriva, grazie anche alle abilità diplomatiche di Cavour, il 26 aprile 1859, dando vita appunto alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Nonostante i numeri impressionanti dell’esercito composto da 130.000 uomini guidati dal Generale Gyulai, il conflitto è caratterizzato da una prima fase di grande incertezza austriaca. L’esercito sabaudo invece è formato da 60.000 uomini, con a capo il Re Vittorio Emanuele II e il Generale La Marmora. Dalla Francia però affluiscono le truppe di Napoleone III, anch’esso caratterizzato da numeri impressionanti: 5 corpi d’armata più la Guardia Imperiale. L’8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano e in Toscana e in Emilia-Romagna le popolazioni insorgono e scacciano i propri sovrani, formando l’esercito dell’Italia centrale e chiedendo, inoltre, l’annessione al Regno Sabaudo. All’alba gli esploratori francesi scoprono l’avanguardia austriaca accampata a Solferino dalla sera prima e avvisano subito Napoleone III. Nessuno delle due parti immagina che ci sarebbe stata battaglia quel giorno, tanto che lo scontro inizia in modo slegato e caotico. Gli scontri sono furibondi, dopo circa 15 ore di combattimenti, gli alleati franco-piemontesi riescono a battere l’avversario. Anche le perdite sono altissime, circa 5000 unità tra morti e feriti per i piemontesi, quasi il doppio per gli alleati francesi e circa 22.000 soldati dell’esercito asburgico. Molti feriti rimasti sul campo di battaglia, non in grado di muoversi vengono abbandonati a sé stessi. L’atrocità di questo evento è tale da segnare la nascita della Croce Rossa.