– Lonato del Garda
Fornaci Romane
A Lonato del Garda – dopo molti anni di campagne di restauro – è stata aperta al pubblico una delle sei fornaci romane scoperte nel 1985.
Durante il I secolo d.C. le famiglie aristocratiche delle città di Brescia e Verona scelsero il basso Garda per erigere ville signorili dedicate agli agi, come quelle di Sirmione, Desenzano e Toscolano, a cui seguì lo sviluppo di ville rustiche sulle colline, spesso in posizione panoramica. Il fenomeno determinò, nella zona di Lonato, lo sviluppo di fornaci romane che fornivano di materiale da costruzione i cantieri per l’edificazione di abitazioni, ville, edifici di culto, ma anche per le necessarie infrastrutture. Le sei fornaci romane di Lonato del Garda sono strutture modeste. La fornace A – musealizzata perché meglio conservata – è a pianta circolare del diametro di 6 metri e conserva ancora completamente intatta la suola del piano di cottura.
La visita consente di calarsi nell’epoca romana, di conoscere il basso Garda, il Benacus del I secolo d.C. che le famiglie aristocratiche delle città di Brescia e Verona elessero per i loro otia, i loro soggiorni, costruendo ville signorili lungo le sue sponde, come quelle di Sirmione, Desenzano e Toscolano, dando il via al successivo e progressivo insediamento di numerose ville rustiche, aziende agricole dell’epoca, sparse lungo le colline che circondano il basso lago, spesso in una posizione panoramica. Da ciò nacque l’esigenza di materiale da costruzione e la zona artigianale delle fornaci romane di Lonato, l’unica finora scoperta sul Garda, attiva tra I e II secolo d.C., servì sicuramente a questo: fornire non solo il materiale per l’edificazione di abitazioni, ville, edifici di culto, ma anche per le necessarie infrastrutture.
Le fornaci romane di Lonato del Garda sono strutture modeste, fatte a loro volta in mattoni, e sono tutte di tipo “verticale”, ovvero sfruttano la trasmissione del calore dalla camera di combustione, posta in basso, verso la camera di cottura posta al di sopra, nella quale i laterizi sono accatastati per essere cotti.
La fornace A – quella oggi musealizzata perché meglio conservata – è a pianta circolare del diametro di 6 metri e conserva ancora completamente intatta la suola del piano di cottura, un pavimento forato fatto in laterizi attraverso il quale il calore passava dal basso verso l’alto. La struttura, che oggi vediamo rasata circa un metro al di sopra del pavimento della camera di cottura, doveva terminare con un’ampia cupola alla sommità della quale un grosso foro fungeva da camino per il tiraggio.
Le altre fornaci, studiate e oggi ricoperte, sono tutte più piccole e a pianta quadrata o rettangolare, tranne una, circolare come la prima.
Singolare è stato il rinvenimento di una catasta di laterizi di scarto, pronti per essere utilizzati per il rattoppo delle fornaci, soggette sicuramente a forte usura a causa dei forti sbalzi di temperatura (fino a 800-850° C) che esse subivano durante i cicli di cottura.
Un piccolo edificio, affiancato a una delle fornaci, fungeva forse da magazzino o deposito attrezzi o da riparo per la manodopera che doveva lavorare in questa vasta area artigianale.
Frammenti di olle e ciotole rinvenuti nell’area testimoniano la vita comune degli operai entro il complesso artigianale.
Di essi nulla conosciamo, né da dove provenissero né dove vivessero. Sicuramente, però, dovevano essere numerosi visto il complesso lavoro necessario per la produzione dei laterizi, a partire dalla cavatura dell’argilla e dall’approvvigionamento del legname, per passare poi alle fasi di depurazione dell’argilla e all’impasto, alla messa in forma di mattoni, embrici e coppi di varie sagome e dimensioni, all’asciugatura all’aria dei prodotti per diversi giorni fino alla cottura finale in fornace.
Orario di apertura (da gennaio 2023):
domenica ore 10.00-16.00 (orario continuato)
Tariffe di ingresso:
Intero: 2,00 €
Ridotto: 1,00 €
(minori di 14 anni e maggiori di 65, possessori del biglietto di ingresso al complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como)