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STORIA

IL PERCORSO DELLA MEMORIA E DELLA PACE

I luoghi delle battaglie, il Museo della Croce Rossa, i cammini, le Pievi e i luoghi della riflessione, il sacro

Conformazione e morfologia territoriale hanno da sempre costituito elementi imprescindibilmente connessi ad una qualsiasi azione bellica. Se le strade rappresentano le arterie necessarie a convogliare gli eserciti, fiumi, bacini, specchi d’acqua e sbocchi su mari (navigabili e in qualche punto guadabili) hanno invece frequentemente costituito importanti ostacoli, divenendo talvolta veri e propri crocevia della storia. Esemplari sono in questo senso le vicende del Mincio, fiume che dal lago di Garda scorre all’interno del sistema collinare morenico, che si salda da un lato con le paludi della Lugana nel basso Garda e dall’altro con quelle di Mantova e ancora con quelle del Tione e dell’Adige. Grazie alla regolarità delle sue portate, esso ha da sempre rivestito un importante ed inequivocabile ruolo difensivo, divenendo uno degli indiscussi protagonisti delle vicende belliche che nei secoli sconvolsero l’Italia settentrionale. Il Mincio ha, infatti, rappresentato per secoli il confine naturale di possedimenti ed entità statali che in base a differenti e rinnovate esigenze difensive, determinarono la realizzazione di importanti opere fortificate. Torri, mura, ponti, recinti fortificati, forti e bastioni, organizzati in scacchieri, che nel corso dei secoli diedero vita a sistemi difensivi sempre più complessi, sempre aggiornati ai progressi e all’evolversi dell’arte della guerra, che raggiunsero la loro massima configurazione nella seconda metà del XIX secolo con la realizzazione di uno dei maggiori sistemi difensivi su scala territoriale dell’epoca moderna, il Quadrilatero. Un sistema nato dall’intuizione del fml Josef Radetzky che coniugava le potenzialità difensive delle linee fluviali del Mincio e dell’Adige con quelle delle fortezze di Peschiera, Mantova, Verona e Legnago.

Importanza storico-strategica delle colline moreniche e del fiume Mincio

In entrambi i periodi nei quali maggiormente le colline sud-gardesane furono teatro di aspri combattimenti e cioè, ricordiamolo, fra 1380 e 1440 e fra 1796 e 1866, possiamo osservare che si verificò una stessa situazione politico-stretegica. Senza tirare necessariamente in ballo una concezione vichiana della storia, come ripetersi più o meno ciclico dei medesimi meccanismi, nondimeno si può notare che in entrambe le contingenze ci troviamo di fronte a due potenze che si trovano a fronteggiarsi in senso est-ovest lungo una linea del fronte che ben presto viene a coincidere con quella del fiume Mincio e delle colline ad esso circonvincine. Dal punto di vista geografico, il sistema Lago di Garda – Mincio – Po costituisce indubbiamente lo sbarramento più importante della Pianura Padana in senso sia longitudinale che trasversale, un ostacolo superabile solo utilizzando imbarcazioni, ponti o i pochi guadi del Mincio, il cui regime costante, grazie all’afflusso di acqua proveniente dal lago, impedisce un agevole attraversamento. Il Mincio, in particolare, è attraversabile sostanzialmente solo nel suo tratto più settentrionale, cioè a nord di Goito, dato che poco a sud di questa località il fiume prima si apre in una vasta palude, poi raggiunge la piazzaforte di Mantova. E fra Goito e Peschiera ecco lo scudo collinare morenico, che cinge per una decina di chilometri tutto il lato meridionale del Lago di Garda. Si aggiunga che proprio a nord di Goito, non a caso, passava la Via Postumia, antichissima via che congiungeva Genova con Aquileia, cioè il porto più importante dell’occidente con quello d’oriente. Di questa linea ci fornisce una descrizione l’ingegnere topografo militare francese Jean Jacques Germain Pelet, nel settembre 1803, in cui chiaramente emerge il ruolo della parte collinare: “La linea del Mincio inizia a Peschiera e termina al Po. La parte superiore, la più esposta agli attacchi nemici, è lunga 28-30 km. Non offre molte possibilità di guado e solo in due punti il nemico la può attraversare senza difficoltà. Le colline, con il loro tracciato a zig-zag, sono particolarmente adatte alla difesa. Nella parte inferiore, i boschi, i pascoli, il terreno paludoso, la vicinanza di Mantova la rendono quasi invulnerabile”. L’unica altra linea comparabile per efficacia a quella del Mincio era quella costituita dal fiume Adige, che tuttavia presentava notevoli svantaggi, in primo luogo un fronte decisamente più lungo e quindi la presenza di guadi e ponti lungo il suo corso. Inoltre, l’Adige non presenta le stesse caratteristiche di simmetria strategica del Mincio: se quest’ultimo può infatti essere difeso tanto da oriente quanto da occidente, proprio per la presenza delle colline, un difensore posto sulla riva sinistra dell’Adige si troverebbe in evidente difficoltà per il fatto di avere alle spalle per un lungo fronte le montagne. In caso di sconfitta, inoltre, si troverebbe costretto a indirizzare le proprie forze verso Vicenza o verso il Tirolo, cioè lungo due direttrici fra loro divergenti. Per chi, poi, attaccava da occidente, si trovava a dover gestire il fianco sinistro, esposto, lungo l’asse della Val d’Adige, ad attacchi provenienti da Trento. Un’altra succinta descrizione, che sottolinea proprio l’importanza delle vie di comunicazione e di fuga della linea del Mincio, ci viene dal Mugge, subito all’indomani della seconda guerra d’Indipendenza: “L’importanza strategica del Mincio sta in questo, che esso costituisce la più breve trasversale tra le Alpi ed il Po, la cui lunghezza complessiva è di sole 6 miglia e mezzo; la distanza di Peschiera da Mantova è di 5 miglia. Sulla riva sinistra vi sono, a qualche distanza, dei poggi che assicurano ad un esercito ivi dislocato il vantaggio di conoscere in ogni momento la situazione per utilizzarla e rompere il nemico avanzanzante; per il difensore vi sono molte vie di ritirata aperte, mentre l’attaccante ha dietro di sé un fiume paludoso, al sud le paludi dell’Adige e del Po, e alle estremità Mantova e Peschiera”. Insomma, in una parola, quel Quadrilatero di cui tutti abbiamo letto sui libri di storia di scuola. Ebbene, il Quadrilatero, questo sistema difensivo imperniato sulla presenza di quattro fortezze disposte grossomodo a forma di trapezio rettangolo con Peschiera e Mantova ai vertici nord-ovest e sud-ovest, Verona e Legnago a quelli nord-est e sud-est, e sulla presenza del Mincio, vede anche nella presenza della fascia collinare sud-gardesana, da Lonato fino a Rivoli e Custoza, un ulteriore elemento di sbarramento e di difficoltà nei movimenti delle truppe, un elemento che ne condiziona scelte e tempistiche. Ma come si è visto, anche prima della creazione da parte degli austriaci del Quadrilatero, la zona collinare è sempre stata teatro, a causa della propria specificità geografica, di molteplici e talvolta decisivi fatti di guerra, che permettono di poter realmente effettuare un percorso storico attraverso secoli di storia.

2.1

i luoghi delle battaglie

Il territorio presenta due periodi nei quali divenne epicentro di scontri e di combattimenti:
1. Dalla seconda metà del 1300 alla prima metà del 1400.
2. Dal 1796 al 1866.
Con questo non si vuole, ovviamente, sottacere o anche solo sottovalutare altri importanti fatti…

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2.2

i cammini

La Bellezza di cui siamo testimoni ci interpella ad essere non solo custodi di un patrimonio millenario da conservare, ma anche creativi nell’attivare laboratori di valorizzazione che rispettino il passato e i suoi valori, ma che amino anche il presente e le sue possibilità.

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2.3

il sacro, le pievi e i luoghi della riflessione

Nei territori dell’Alto Mantovano è possibile individuare una geografia del sacro, espressione della devozione dei fedeli. Gli edifici di culto sono generalmente posti nei pressi dei centri abitati, spesso in posizione rialzata…

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