– Desenzano del Garda
Sant’Angela Merici, patrona di Desenzano del Garda
Originaria di Desenzano del Garda, nata nel 1474 da una famiglia contadina, Angela Merici fu una mistica e terziaria francescana. Sua l’iniziativa, rivoluzionaria per l’epoca, di aprire scuole per ragazze. Nel 1535 fondò la Congregazione delle Orsoline. Ogni anno il 27 gennaio, giorno della sua morte, avvenuta nel 1540, la città di Desenzano la festeggia con celebrazioni e riti religiosi.
La vita di Sant’Angela Merici si svolge tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, in quello straordinario periodo di fermenti intellettuali, di acquisizioni scientifiche ed artistiche che va sotto il nome di Rinascimento. In questi anni si sviluppa, negli ambienti religiosamente più sensibili, la tendenza ad abbandonare le speculazioni filosofiche e teologiche per ritornare ad una concreta e personale vita cristiana, fondata sulla meditazione e sul vissuto del Vangelo. È in questo humus che matura la straordinaria esperienza spirituale di Angela Merici, concretizzatasi nella fondazione della Compagnia di Sant’Orsola, che darà forma ad una nuova dignità della donna con la consacrazione vissuta non più nei chiostri ma nel mondo, all’interno delle famiglie. Il suo profetismo non si manifesta, dunque, in forme apocalittiche e millenaristiche, ma nell’attenzione ai segni dei tempi e nella loro interpretazione.
La novità e l’audacia della proposta di Sant’Angela sta nel mettere al centro il modello della chiesa primitiva, il tipo di vita degli apostoli e delle prime comunità cristiane, aprendo in questo modo la strada ad una devotio moderna.
Angela nasce a Desenzano del Garda attorno al 1474 da un esponente della piccola nobiltà rurale, trasferitosi da Brescia alla riviera gardesana probabilmente per esercitare attività mercantili. La vita di Angela è precocemente segnata da lutti: la morte della sorella, a cui era legatissima, e i genitori. È ancora una adolescente quando viene accolta dal facoltoso zio materno a Salò. Qui vi rimarrà per diversi anni e vestirà l’abito di terziaria francescana nel Convento dei Frati Minori Osservanti di S. Bernardino. Di questo lungo periodo di formazione, che va dalla fanciullezza alla maturità, sappiamo ben poco. Le scarne notizie tramandate concordano nel sottolineare la sua precoce inclinazione alla preghiera, ai digiuni e alla vita contemplativa. Tuttavia è la morte della sorella a incidere maggiormente sul suo animo, poiché al dolore per la perdita affettiva si aggiunge la trepidazione per la sua destinazione ultraterrena.
A questo evento si ricollega la celebre visione consolatrice della “scala” che prefigura la fondazione della Compagnia di S. Orsola. Nella sua emblematicità, Padre Landini, della Congregazione dei Padri della Pace e confessore della Compagnia di S. Orsola, circa quarant’anni dopo la morte di Angela, scrive:
(…) “et una volta elevata in spirito, parevagli aprirsi il cielo et uscir una processione meravigliosa d’angeli e di verginelle, scambievolmente a doi a doi”
che insieme suonavano e cantavano. Implicito, in questo ininterrotto snodarsi della processione di angeli e vergini che unisce la terra al cielo, è il riferimento alla scala di Giacobbe. Nel 1516 Angela, a circa quarant’anni, si trasferisce a Brescia in casa di Caterina Patengola per consolarla della morte dei figli. Qui incomincia la sua missione di conforto e di consiglio che, a poco a poco, si allargherà ad abbracciare tutti quanti faranno ricorso a lei, alle sue preghiere, alla sua mediazione e alla sua azione pacificatrice. È per Angela il periodo mistico della preghiera e della carità. A lei si legano in un primo cenacolo spirituale il mercante Antonio Romano, Girolamo Patengola, nipote di Caterina Patengola, l’agronomo Agostino Gallo e Giacomo Chizzola, uno dei più brillanti esponenti del patriziato locale, ambasciatore della Serenissima e fondatore delle Accademie di Rezzato e di Brescia.
Verso il 1520 Angela incomincia a compiere pellegrinaggi ai luoghi santi della cristianità. Da sempre il pellegrinaggio implicava una profonda conversione interiore, tanto da simboleggiare l’umanità in cammino alla ricerca di Cristo. Angela riprende questa modalità devozionale che nel passato aveva contraddistinto la spiritualità di altre sante, come S. Orsola, nobile bretone e martire nel III-IV sec., e a cui Ella dedicherà la Compagnia. Come primo itinerario (1522) Angela sceglie il sepolcro della beata Osanna Andreasi, morta stigmatizzata nel 1505 a Mantova.
Ma è il viaggio in Terra Santa, nel 1524, ad assumere un particolare significato nel suo percorso spirituale. Quando la nave dei pellegrini giunge a Candia (Creta), accade un “segno” straordinario, una sorta di miracolo “capovolto”, cioè la quasi completa perdita della vista, che le impedisce di vedere la Terra Santa. I suoi primi biografi leggono questo episodio in chiave soprannaturale: il Signore la rende cieca nei sensi per costringerla a guardare con gli occhi dello spirito, per affinarla nella comprensione del Suo disegno. Secondo Agostino Gallo, è la stessa Angela a confidargli che essa vide i luoghi santi con gli occhi interiori come se l’avesse veduti con gli esteriori. Dopo un ritorno fortunoso, in cui uomini ed elementi naturali sembrano congiurare contro la nave dei pellegrini, Angela arriva a Venezia alla fine del 1524.
La sua fama di santità si diffonde per la città lagunare e moltissimi religiosi, gentiluomini, gentildonne si recano a incontrare questa reduce dal pellegrinaggio gerosolimitano, alle cui preghiere gli altri viaggiatori attribuiscono la loro salvezza. Il viaggio l’ha profondamente mutata e la trasformazione deve essere molto evidente: per lei, che ha ormai assunto le connotazioni di una “santa viva”, comincia una nuova dimensione di apostolato pubblico. Tornata a Brescia, dopo pochi mesi va in pellegrinaggio a Roma per l’anno giubilare del 1525, ove è ricevuta dal Papa che le prospetta l’idea di restare lì nei luoghi pii, invito che lei declina.
Quando Angela torna a Brescia, a poco più di cinquant’anni, non è più la stessa “pia donna” partita per il suo primo pellegrinaggio. La geografia della sua vita spirituale l’ha plasmata, l’ha resa più intensa e profonda, sapiente, maggiormente atta a cogliere l’essenza spirituale delle cose. Torna carica di carisma: la santità della sua vita è ormai riconosciuta, dai Luoghi Santi di Gerusalemme a Venezia, centro dei traffici mercantili, a Roma, centro della cristianità, a Milano, forse il più importante centro produttivo italiano.
Il 25 novembre 1535, festa di S. Caterina d’Alessandria, fonda la Compagnia di S. Orsola, che da subito presenta un’ascesi propria, legata al valore escatologico attribuito alla consacrazione verginale vissuta senza voti canonici: questo nuovo stato si propone per coloro che desiderano santificare la propria esistenza né entrando in monastero e neppure nel matrimonio. È la strada di mezzo, la più virtuosa, in quanto in essa al rinnovamento dello spirito, con lo sposalizio mistico, corrisponde una rigenerazione della vita vissuta nel mondo. A questa Compagnia Angela lascia una Regola, Ricordi e Legati di profondo valore ascetico e spirituale, impregnati di un notevole intuito pedagogico.
La nuova condizione di vita consacrata, nata dall’intuizione mericiana, ribalta nei cieli le gerarchie dei destini femminili. Infatti con la nova Compagnia, venuta dal Cielo in forza et possanza dello Spirito Santo, ogni donna consacrata può santificare la propria esistenza non rinchiusa fra le mura di un convento, ma vivendo ed operando nel mondo sul modello della chiesa primitiva. Questo implicitamente recava con sé l’attribuzione di dignità ad ogni “stato” o condizione della donna, in un mondo che invece vedeva con sospetto la nubile, fuori dai due stati socialmente riconosciuti del matrimonio e della monacazione; infatti l’unione nuziale con Cristo collocava queste donne fuori dagli schemi tradizionali, restituendo loro la tutela diretta del proprio onore. Certo su di loro vegliava la Compagnia, con le sue strutture gerarchico-materne, ma non può sfuggire la profonda novità di un simile atteggiamento, in un periodo nel quale gli spazi di libertà per la donna cominciavano a ridursi.
All’elaborazione dell’apparato simbolico mericiano concorse un artista d’eccezione, Girolamo Romanino (1484-1559), con la famosa tela che oggi si trova al Brooks Memorial Gallery di Memphis. L’opera costituisce, infatti, una sorta di “manifesto” della Compagnia di sant’Orsola, con santa Caterina d’Alessandria inginocchiata al centro mentre riceve l’anello sponsale da Gesù Bambino, proteso sulle ginocchia di Maria. A sinistra, nella penombra illuminata solo da una fonte di luce lontana come di braci, vi è san Lorenzo, chiara allusione al Vicario generale di Brescia che approvò la Regola. In posizione leggermente arretrata, sulla destra, vi sono Sant’Angela con la veste di terziaria francescana e Sant’Orsola che, stringendo il vessillo, sembra indicare ad Angela la nuova via da intraprendere. Si è detto che il matrimonio mistico di Santa Caterina assume una particolare valenza simbolica per le Orsoline, tanto da definire la propria Compagnia come la “Compagnia delle spose di Gesù”.
Non sfugge infatti l’importanza simbolica del rito dell’incoronazione, mediante il quale l’orsolina diviene sponsa Christi; nel quadro del Romanino questa dignità è rappresentata dalla corona di Santa Caterina, deposta fra le lame della ruota del suo martirio, che ogni figlia di S. Angela raccoglierà e cingerà al termine del proprio “martirio”. Alla sua morte, il 27 gennaio 1540, quando a Brescia si sparge la voce del suo “transito”, gran folla si riversa nella chiesa di S. Afra, oggi santuario di S. Angela Merici, ove è stato composto il corpo in una bara aperta. Per trenta giorni resta esposto all’incessante pellegrinaggio di fedeli senza che mostri segni di decomposizione ed è il pittore bresciano Moretto (1498-1554) a realizzare il suo ritratto funebre.
Raccontano le cronache che dopo la sua morte accaddero eventi straordinari e che nelle prime sere sopra la chiesa di S. Afra apparve un grandissimo splendore o sia una lucidissima stella corrispondente perpendicolarmente al sito dove giaceva il Corpo Beato. Venerata per oltre due secoli, viene aperto il processo di canonizzazione nel 1757 su richiesta di Madre Luisa Schiantarelli, superiora delle Orsoline di Roma. Un decennio dopo, nel 1768, è proclamata beata da Clemente XIII ed infine canonizzata dal papa Pio VII nel 1807. Pio IX nel 1861 ne estende il culto alla Chiesa universale. La sua memoria liturgica, celebrata come solennità dalle Compagnie e dagli istituti di Orsoline, ricorre il 27 gennaio.