2.1

i luoghi delle battaglie

il territorio divenne epicentro di scontri e di combattimenti

Il territorio presenta due periodi nei quali divenne epicentro di scontri e di combattimenti:
1. Dalla seconda metà del 1300 alla prima metà del 1400.
2. Dal 1796 al 1866.
Con questo non si vuole, ovviamente, sottacere o anche solo sottovalutare altri importanti fatti accaduti al di fuori di questi due lassi temporali, quanto rendere evidente un dato assai semplice, riguardante l’aumento della frequenza con la quale le comunità dell’alto mantovano e dell’est bresciano videro scontrarsi sui loro territori armate provenienti addirittura da tutta Europa.

Del primo periodo restano segni evidenti le fortificazioni, alle quali è dedicato un percorso specifico.

Nel secondo periodo il territorio si ritrova al centro della Grande Storia che si manifesta, come spesso accade, con prepotenza, terrore, crudeltà ma anche con la capacità di dare vita a forme ed esperienze eccezionali come quelle promosse da Henry Dunant. Ed ecco quindi che tutti i comuni vivono momenti di quelle tragedie del Risorgimento Italiano lungo i campi di battaglia. Momenti che oggi sono ricordati attraverso i monumenti locali e la rappresentazione della Battaglia di San Martino e Solferino.
Viene qui proposto un percorso che prende forma dal racconto storico, dal quale è possibile costruire un proprio, personale cammino, per giungere alla scoperta dei siti della memoria dedicati in ogni realtà.

Nei successivi 200 anni dal primo periodo, l’Italia ed i suoi Stati, ormai relegati al margine della “Grande Storia”, ebbero almeno la fortuna di non vedere sul proprio suolo conflitti sanguinosi come quelli scoppiati in Francia o come quello nelle Fiandre. Tuttavia, è significativo che proprio l’unica guerra di una certa importanza che coinvolge l’Italia nel XVII secolo, quella per la successione del Monferrato (1628-1631), ebbe uno strascico in quel di Pozzolengo, che resistette per una decina di giorni ai famigerati Lanzichenecchi ed anche a Cavriana, il cui castello invece fu espugnato e devastato.
Dopo un lungo periodo di pace, sarà la Guerra di Successione Spagnola, una guerra ormai dimenticata, ad interessare le campagne di Castiglione delle Stiviere (dove, peraltro, da poco si era verificata una ribellione che aveva costretto Ferdinando II Gonzaga ad abbandonare i propri possedimenti, un caso abbastanza unico in Italia). Una guerra però che ebbe anche un’importanza locale, dato che decise anche la sottrazione del Ducato di Mantova ai Gonzaga-Nevers ed il suo inserimento, più o meno organico, nel complesso organismo imperiale. Ebbene, l’8 settembre 1706 sui campi di Castiglione delle Stiviere si svolse una vera e propria battaglia campale fra francesi ed imperiali che terminò con la vittoria dei primi. Per dare un’idea dell’importanza della guerra per il contesto mantovano, varrà la pena ricordare che 4 anni prima, il 15 agosto 1702, si era svolta un’altra sanguinosa battaglia a Luzzara, località allora compresa nel Ducato. Di fatto, la Guerra di Successione Spagnola devastò grandemente il territorio di nostro interesse: lo stesso castello di Castiglione fu demolito.
Durante la Guerra di Successione Polacca (1733-1738) di quella di Successione Austriaca (1740-1748), il territorio a cavallo del Mincio non vide lo svolgersi di fatti d’armi, ma è interessante notare che essi avvennero a meridione, proprio nel tentativo di aggirare e scardinare questa notevole linea difensiva, tenuta dalle truppe imperiali. In sostanza, in entrambe le guerre il Mincio e le colline servirono alla corte di Vienna per attuare una strategia di difensiva-controffensiva che si rivelò in entrambi i casi vincente.
Il territorio sud-gardesano entra prepotentemente nella Grande Storia del Risorgimento nel 1796: vi rimarrà fino al 1866. Sono 70 anni pregni di battaglie, combattimenti, scontri, eroismi e sofferenze; 70 anni nei quali Napoleone, sull’onda delle sue vittorie, riuscirà prima a formare la Repubblica Cisalpina (il cui stendardo sarà il drappo tricolorato verde bianco e rosso), poi la Repubblica Italiana e infine il Regno d’Italia (chiamato anche Regno Italico).
Ed ecco allora la Battaglia di Lonato e Castiglione delle Stiviere di fine luglio e inizio agosto 1796, i molteplici fatti d’arme occorsi sulle colline fra Cavriana e Monzambano nella campagna del 1800 (con tanto di una battaglia, quella di Pozzolo, combattuta il giorno di Natale!). E come da alfa ad omega, se Castiglione fu la prima grande vittoria campale di Napoleone, la battaglia del Mincio, combattuta su un amplissimo fronte da Volta Mantovana a Peschiera del Garda sarà l’ultima vittoria delle aquile napoleoniche sul suolo italiano, l’8 febbraio 1814.
La Restaurazione restituisce un trentennio di pace ai nostri territori, ma quando, nel 1848, il piccolo Piemonte decide di entrare in guerra con la I Guerra di Indipendenza contro l’immenso Impero Austriaco, la linea del fronte è ancora una volta proprio sulle nostre colline, dove si combatte tutta la primavera e per buona parte dell’estate. A Monzambano, il 9 aprile, entra in combattimento per la prima volta l’artiglieria a cavallo sabauda, chiamata “voloire”, cioè “volante” per la sua capacità di spostarsi rapidamente ed aprire il fuoco a distanza ravvicinata: nell’attuale Esercito Italiano permane un reggimento denominato di “Artiglieria a Cavallo”, pur avendo subito ovvie trasformazioni dovute all’avanzarsi della tecnologia. Nella successiva Battaglia di Volta Mantovana, sostanzialmente ignota nel suo preciso svolgimento se non grazie alle poche righe dedicate da Piero Pieri, è l’atto finale di quel ciclo di scontri entrati nella storia come “Battaglia di Custoza”, che di fatto segnerà la sconfitta delle velleità dei Savoia di annettersi la Lombardia. Come vedremo, non casualmente si combatterà anche sulle nostre colline, dal momento che esse stesse erano sostanzialmente parte di quel notevole sistema strategico passato alla storia come “Quadrilatero”.
Nella successiva II Guerra d’Indipendenza, con la grandiosa, tragica e tuttavia gloriosa, Battaglia di San Martino e Solferino, svoltasi per almeno due terzi nei territori di Castiglione, Solferino, Cavriana, Pozzolengo, Desenzano, ma con ricadute anche negli altri Comuni circonvicini in termini di assistenza ai feriti, avviene quello che, con felice intuizione, Costantino Cipolla ha chiamato il “crinale dei crinali”: dopo questi fatti d’arme l’Indipendenza Italiana sarà un processo che non verrà più fermato. A sancire anche plasticamente l’importanza di questi luoghi è nata, su iniziativa del senatore del Regno Luigi Torelli, la Società San Martino e Solferino il cui obiettivo è la preservazione del ricordo della battaglia nel contesto più ampio del Risorgimento d’Italia. Di più, se il contributo di vite umane e di umana sofferenza fu senz’altro elevatissimo, varrà anche la pena ricordare che fu proprio in conseguenza di questa battaglia che nacque in Henry Dunant l’idea della Croce Rossa e che proprio Solferino sia oggi luogo simbolo di pace fra Italia, Francia, Austria ed Ungheria. Non è infine da dimenticare che a Monzambano si svolse il famoso litigio fra re Vittorio Emanuele II e Camillo Benso conte di Cavour, che provocò le dimissioni di quest’ultimo.
Nella successiva Terza Guerra d’Indipendenza, le colline a occidente del Mincio vedono per la prima volta marciare l’Esercito Italiano: soldati ora provenienti da tutto lo stivale, e non solo da alcune regioni, muovono contro gli austriaci. Nella Battaglia di Custoza del 24 giugno 1866, il territorio di Monzambano fu particolarmente interessato dai combattimenti, in particolare nella località di Olfino; i feriti furono poi smistati per lo più, in prima battuta almeno, nei comuni collinari limitrofi. Concludiamo questa rapida carrellata, ricordando che il territorio di nostro interesse corse il pericolo di essere nuovamente interessato dalla guerra nel 1917, quando, subito dopo Caporetto, gli alleati, nel congresso di Peschiera, suggerirono a re Vittorio Emanuele III di ritirare l’esercito dietro l’Adige o addirittura dietro il Mincio: fortunatamente, almeno in quell’occasione, il re prese la decisione più saggia e decise di resistere sul Piave, risparmiando così devastazioni e lutti ad un territorio che già aveva sofferto per la redenzione d’Italia.

Il percorso

Fonti esterne